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Oltre alla teoria di educazione e sistema scolastico è stato fatto un lavoro sulla personale esperienza di ognuna di loro in un altra scuola. Sono stati messi a confronto i sistemi scolastici della scuola di provenienza e quella ospitante. Risulta quindi il confronto tra la scuola di lingua tedesca e quella italiana in Alto Adige e il confronto tra la scuola italiana e quella germanica.
La base del lavoro si fonda sul progetto scolastico che comprende psicologia, sociologia, pedagogia e filosofia.
martedì 9 giugno 2009
commento- Jasmin Indra
alla fine dell'anno scolastico scorso ho deciso di fare un anno in una scuola italiana per migliorare la lingua. Conoscevo già una ragazza che aveva fatto un anno in questa scuola e lei ha detto che le è piaciuto tanto. Così ero ancora più motivata e ho parlato subito con il preside che era d'accordo con la mia scelta. Mi sono informata su quello che mi aspettava nella scuola italiana e ancora più motivata sono andata al mio primo giorno di scuola italiana.
All'inizio dell'anno scolastico avevo ancora problemi nella lingua ma durante le prime settimane si migliorava molto il mio linguaggio e soprattutto il lessico.
Le compagne di classe erano subito molto gentili, mi trattavano cordialmente ed erano pronte ad aiutarmi.
A differenza della scuola tedesca in questa scuola si devono comprare più di venti libri per un anno scolastico e alla fine quasi la metà di questi non si utilizza mai. Avrebbe più senso ridurre il numero dei libri da comprare per non spendere soldi per libri inutili.
Mi sono accorta che alcuni professori delle varie materie non riescono a finire tutto il programma di un anno scolastico, perché devono finire ancora quello dell'anno precedente. Dunque la materia dell'insegnamento nella IV superiore non è uguale a quello della scuola tedesca.
Si vedono grandi differenze tra le due scuole nella grammatica di Latino, che nella scuola tedesca è stata compiuta già alla fine del primo quadrimestre della III classe. Anche in Storia la scuola tedesca è più veloce in confronto alla scuola italiana.
Ho visto che lavorando non sempre molto veloce durante la lezione ci sono sempre tantissimi compiti scritti da fare a casa, e questo lavoro sommato allo studio orale chiede spesso troppo lavoro.
Un esperienza molto positiva per me era conoscere la Storia dell'arte. Nella scuola tedesca non avevo mai avuto questa materia e così era ancora più interessante e mi aiuta anche in riferimento a Storia della Musica, che ho nella scuola tedesca.
Nel corso dell'anno scolastico ho conosciuto meglio le mie compagne, abbiamo stretto amicizia. Peccato che non potevo andare a Vienna con la classe, ma ho scelto la gita in Irlanda con la mia classe tedesca per migliorare anche l'inglese.
Se penso a tutte le esperienze positive e negative che ho fatto durante questo anno scolastico posso dire che sono molto contenta di aver fatto questo passo. C'era sempre tanto da fare e spesso non era facile mantenere la motivazione per studiare, ma sono orgogliosa che l'ho fatto e consiglio a tutti quelli, che vogliono imparare meglio l'italiano, di fare un anno fuori della loro scuola. È molto interessante conoscere meglio la mentalità italiana (che è molto diversa di quella tedesca) e sottoporre se stesso a una prova. Tutti quelli che hanno il coraggio di fare un'esperienza come questa hanno fatto qualcosa per unire gli italiani e i tedeschi dell'Alto Adige. Quello che ho visto in quest'anno scolastico mi servirà molto per il futuro, perchè no ho più paura di parlare in italiano e più coraggio di occuparmi con nuove cose.
commento- Delia Ladurner
Delia Ladurner
Quest'anno frequento la IV classe nel liceo pedagogico italiano. Siccome da noi è veramente difficile imparare bene la lingua italiana ho fatto questa scelta. Ci si poteva iscrivere a questo progetto fino alla fine di marzo, però siccome ero ancora indecisa mi sono iscritta dopo la scadenza. Avevo paura di perdere tutti i miei amici e di rimanere indietro con il programma scolastico. Per tutta l'estate ho continuato a pensare a questa possibilità, poche settimane prima dell'inizio della scuola ho preso la decisione di frequentare per quest'anno una scuola italiana. Prima ho chiesto il permesso di partecipare a questo progetto al preside della mia scuola, poi ho parlato con la preside della scuola italiana che mi ha accolta, mi ha parlato della scuola e mi ha consegnato l'elenco dei libri. Ero un po' scioccata perché nell'elenco c'erano molti più libri che nell'elenco della scuola tedesca. Per fortuna anche una mia compagna della scuola tedesca ha preso la decisione di cambiare scuola per un anno, così non mi sentivo sola. Il primo giorno di scuola era terribile, avevo paura che le mie compagne di classe non mi accogliessero bene. Però dopo l' entrata in classe sono subito arrivate le ragazze per salutarci. Si vedeva la diversità della mentalità italiana e quella tedesca, perché gli italiani sono molto più aperti rispetto ai tedeschi. Poi abbiamo anche scoperto che non eravamo le uniche tedesche perché all'improvviso è arrivata un'altra ragazza della scuola tedesca. Ci siamo presentate e poi abbiamo aspettato la nostra coordinatrice.
L'inizio era veramente difficile perché io non riuscivo a seguire il discorso della prof. e avevo paura di capire qualcosa di sbagliato, soprattutto nelle cose dell'organizzazione. All'inizio non riuscivo a seguire la lezione, dovevo cercare quasi ogni parola nel mio vocabolario elettronico o chiedere a Susan (la compagna della scuola tedesca). Ero abituata a prendere appunti durante le lezioni però per fortuna nessuno prendeva appunti, perché si studiava quasi tutto dai libri e quindi appunti non erano sempre necessari. Nelle materie come filosofia, pedagogia, chimica e latino (letteratura) non comprendevo quasi niente all'inizio. Invece nelle materie come matematica, fisica e storia non avevo così grandi difficoltà a seguire perché gli italiani erano con il programma scolastico indietro rispetto al nostro, parte delle cose che facevamo quest'anno le avevamo già fatto l'anno scorso. Una bellissima esperienza era la materia storia dell'arte, che nella scuola tedesca non avevo. Questa materia mi è piaciuta molto, conoscere un po' gli artisti e i loro quadri.
I professori erano sempre gentili con noi tedesche e erano indulgenti se a volte non riuscivamo a comprendere o a esprimere qualcosa in maniera corretta.
All'inizio fino a Natale ci aiutava una prof italiana della scuola tedesca a fare i compiti, a spiegare testi difficili ed a prepararci per un interrogazione. Ci incontravamo due o tre volte alla settimana. Dopo Natale però non avevamo più bisogno di lei perché riuscivamo a comprendere i testi difficili da soli. A volte al pomeriggio ci incontravamo con le nostre compagne di classe in biblioteca a fare i compiti, loro mi spiegavano le materie come italiano, filosofia ecc. ed io spiegavo a loro tedesco e inglese. Ci incontravamo anche fuori dalla scuola, sabato sera o al pomeriggio per bere insieme qualcosa, per chiacchierare. Ho trovato delle amiche in brevissimo tempo. In classe anche se non sempre andavamo tutte d'accordo c'era un'atmosfera più piacevole rispetto alla scuola tedesca. Nella scuola tedesca tutte vogliono prendere il voto migliore rispetto alle compagne, tutte parlano dietro le spalle e quasi nessuno ha il coraggio di dire le cose in faccia.
Mi sono resa conto che durante l'anno le mie espressioni nella lingua italiana sono migliorate, non ho più questa paura di parlare con un italiano, e ero orgogliosa quando una mia amica tedesca mi aveva chiesto di parlare al posto suo in italiano, o di aiutarla con i compiti.
Anche se l'inizio era un po' faticoso consiglierò a tutti di fare questa esperienza . Sono veramente contenta di aver frequentato quest'anno una scuola italiana. Anche i miei genitori sono molto orgogliosi di me che avevo la pazienza e la capacità di resistenza e che adesso non devo più chiedere a mia mamma di parlare al posto mio in italiano. Quest'anno ho imparato molto, ho fatto nuove esperienze, nuovi contatti sociali e mi sono fatta un'impressione della mentalità italiana.
martedì 28 aprile 2009
Differenze tra sistema scolastico germanico e italiano
Ogni regione germanica sviluppa un proprio programma educativo
GERMANIA
Sistema: il percorso scolastico inizia all' età di 5-6 anni nella scuola elementare che viene corrisponde agli anni 1 – 5 Grundschule.
Il percorso prosegue con tre anni di Mittelschule. Gli anni vengono sommati a quelli della scuola elementare, quindi risultano come rispettive classi: sesta, settima e ottava.
Il percorso a questo punto si divide, dopo aver sostenuto l'esame, in due rami: das Gymnasium e die Realschule.
Coloro che proseguono i loro studi al liceo, seguiranno lezioni non più sotto forma di organizzazione in classe, ma in suddivisione in corsi.
Coloro che seguono una scuola professionale vengono indirizzati al mondo del lavoro.
Raggiunto l' undicesimo anno (che corrisponde alla terza superiore italiana) i ragazzi hanno raggiunto una capacità, competenze e maturità per decidere( alla fine del primo quadrimestre) che strada intraprendere, infatti hanno la libertà di scelta di due materie che approfondiranno e porteranno all' esame di maturità.
ITALIA
sISTEMA: il programma educativo viene dettato dal ministero dell istruzione.
Le regioni autonome hanno il potere di modificare lievemente le leggi dello stato.
Sistema: il percorso scolastico inizia all' età di 5-6 anni con la scuola elementare che dura 5 anni.
Prosegue con 3 anni di scuola media alla fine della quale viene sostenuto l' esame, abolito nell' anno 2007 e entrato in vigore per gli studenti che finivano la terza media nel 2008.
Anche in Italia il percorso si divide il due rami: liceo e scuola professionale.
Le lezioni continuano a essere organizzate in classi, così anche la scuola professionale.
Le differenze tra scuola italiana e scuola tedesca
- ore alla settimana (IV): 38
- orario: 8.00 – 13.15
- indirizzi: 0
- udienze generali: 4 volte all'anno per 2 ore
- libri scolastici: 25 (IV)
- organizzazioni scolastiche: poche (1 incontro all'inizio dell'anno con tutta la scuola)
- gite scolastiche fisse: soggiorno studio
- gite di più giorni: dalla 2 in poi (Roma, Paneveggio, Vienna, gita di maturità)
- stage: 2 settimane (1 in vacanze e 1 durante la scuola) volontarie in IV (pochi scolari)
- progetti: area di progetto ogni anno
- materie non obbligatorie: danza, teatro
- attività sportive: tornei scolastici e anche contro altre scuole (non partecipano tanti scolari)
Scuola tedesca in Alto Adige (Pàdagogisches Gymnasium)
- ore alla settimana(IV): 36
- orario: 7.50- 13.05
- indirizzi: musicale, artistico, sociale (nella 3 scelta della materia obbligatoria arte o musica)
- udienze generali: 2 volte all'anno per 7 ore
- libri scolastici: 19 (IV); all'inizio dell'anno c'è una vendita di libri all'interno della scuola
-organizzazioni scolastiche: molte (concerto, Schulball, feste scolastiche, messa all'inizio e alla fine dell'anno)
-gite scolastiche fisse: Herbstausflug, Maiausflug, Bildungsreise, gita sulla neve.....
- gite di più giorni: dalla 3 in poi (Vienna, Irlanda, gita di maturità)
- stage: 2 settimane (2 settimane durante la scuola) in IV; 1 settimana in V (volontaria o fare una gita o fare management per il Schulball); tutti gli scolari partecipano
- progetti: lezioni a corsi (quest'anno) per 2 settimane
- materie non obbligatorie: al pomeriggio p.e. danza, musical, lezioni musicali, ginnastica, orchestra, ecdl ecc.
- attività sportive: tornei contro altre scuola
venerdì 24 aprile 2009
Froebel e il suo pensiero educativo
La riflessione educativa di Froebel si basa su tre punti principali:
la concezione dell'infanzia;
l'organizzazione dei Kindergarten;
la pedagogia dei doni.
Froebel vede l’infanzia come un periodo particolarmente fertile e felice, poiché i bambini sono dotati di facoltà fino ad allora attribuite solo al divino; nell’interiorità infantile vi è una ricchezza di potenzialità che l’educazione ha il compito di liberare e fare crescere. Inoltre l’educazione deve assecondare la spontanea attività umana non proponendo modelli esterni da imitare, ma fornendo la possibilità ad ogni individuo di realizzarsi concretamente e autonomamente. A tale scopo vengono ideati i giardini d’infanzia, ossia spazi attrezzati per il gioco e il lavoro infantile e per le attività di gruppo, organizzati da una maestra giardiniera che guida le attività, senza che queste assumano mai una forma programmatica, come avviene nelle scuole. La stessa denominazione, Kindergarten, è ispirata dall’idea di considerare i bambini come piante e i maestri come giardinieri che ne devono avere cura. Nel giardino l’attività predominante è il gioco considerato come una spontanea attività creatrice e pratica fondamentale per lo sviluppo e non come sterile divertimento. Il gioco sviluppa linguaggio, disegno, attività logica, creatività ed espressione ed inoltre è fondamentale per stabilire rapporti con sé, con gli altri e con la realtà esterna. La spontanea creatività del bambino, anche se realizzata in piena autonomia, non è però abbandonata al caso ma deve essere facilitata e sviluppata attraverso una serie di giocattoli preordinati, i cosiddetti doni, ossia materiale didattico strutturato che viene presentato al fanciullo secondo un ordine preciso, in base alla teoria dello sviluppo progressivo e continuo dell'animo umano. Il primo dono offerto al bambino è la palla, simbolo dell'infinito e dell'unità ma se viene data insieme ad altre, simbolo anche di molteplicità. Inoltre la palla sviluppa i sensi, il linguaggio e l'astrazione quando viene usata in sostituzione di oggetti assenti. Il secondo dono è rappresentato da più oggetti, ossia la sfera, il cubo, il cilindro, attraverso i quali il bambino impara a riconoscere i contrasti e la loro conciliazione. Il terzo dono è un cubo suddiviso in otto cubetti, e ha lo scopo di accostare il bambino all'aritmetica e iniziarlo ai lavori di costruzione. Infine vi sono altri doni costituiti da cubi ulteriormente suddivisi e sempre più complessi che sviluppano le abilità combinatorie.
Il pensiero pedagogico di Froebel e la sua realizzazione attraverso i Kindergarten contiene caratteri innovativi nel panorama culturale dell’epoca e segna una svolta grazie alla quale, tale riflessione, costituirà uno dei pilastri della pedagogia contemporanea per l’attualità della concezione d’infanzia e di scuola.
mercoledì 22 aprile 2009
Rousseau, L' educazione
Rousseau è convinto che la società e la cultura abbiano snaturato l'uomo, che nasce fondamentalmente buono. Il compito dell'educazione sarà quindi quello di salvaguardare il bambino dagli effetti che possono avere su di lui società e cultura. Il vero maestro non è colui che insegna qualcosa, ma colui che lascia che il bambino sviluppi liberamente la propria natura.
a) I tre maestri (J.-J. Rousseau, Emilio o dell'educazione, I)
Tutto ciò che non abbiamo alla nascita e di cui abbiamo bisogno da grandi, ci è dato dall'educazione.
Questa educazione ci viene dalla natura, o dagli uomini, o dalle cose. Lo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi è l'educazione della natura; l'uso che ci si insegna a farne è l'educazione degli uomini; l'acquisto di una nostra propria esperienza sugli oggetti che ci colpiscono è l'educazione delle cose.
Ciascuno di noi è dunque formato da tre specie di maestri. Il discepolo in cui le loro diverse lezioni si contraddicono, è male allevato, e non sarà mai d'accordo con se stesso: colui nel quale esse concorrono pienamente e tendono agli stessi fini, è il solo che va verso il suo scopo e vive con coerenza. Ed è il solo ad essere educato bene.
b) Non insegnare oggi quello che puoi insegnare domani (J.-J. Rousseau, Emilio o dell'educazione, II)
Maestri premurosi, siate semplici, discreti e prudenti, non affrettatevi mai ad agire se non per impedire che altri agisca; non mi stancherò mai di ripeterlo: rimandate a piú tardi, se possibile, una buona istruzione, per paura di impartirne adesso una cattiva. Su questa Terra, di cui la natura avrebbe fatto il primo paradiso dell'uomo, tremate all'idea di far la parte del tentatore con il voler dare alla fanciullezza innocente la conoscenza del bene e del male. [...]
c) Il mondo è un globo di cartone (J.-J. Rousseau, Emilio o dell'educazione, II)
Qualunque studio si faccia, senza l'idea delle cose rappresentate, i segni rappresentativi non sono nulla. Tuttavia si limita sempre il fanciullo a questi segni, senza mai potergli far comprendere niente di ciò che essi rappresentano. Pensando di insegnargli la descrizione della Terra, non gli si insegna a conoscere che delle carte; gli si insegnano nomi di città, di paesi, di fiumi, che egli non concepisce esistenti in altro luogo che sulla carta dove gli son mostrati.
Il problema dell' educazione
La corretta educazione deve quindi procedere nella direzione di intervenire in minima parte sul naturale sviluppo dell'individuo, l'educazione deve essere passiva, non invasiva, non deve in sostanza intervenire sul naturale sviluppo dell'individuo, innatamente portato a trovare da sé il giusto approccio ai problemi e il giusto equilibrio fra i momenti educativi. L'educatore deve evitare all'alunno le cattive influenze morali della società, deve incoraggiarne l'innata curiosità e predisporlo ad una crescita spontanea, non mediata da fattori esterni degeneranti.
Il problema dell'educazione in Rousseau è trattato nell'Emilio, un libro in cui si immagina un ragazzo (Emilio, appunto), allontanato dalla società ed educato in una villa in campagna da un educatore che non impone all'allievo alcuna visione pre-concetta indotta dalla società, ma cerca di far emergere l'istintiva e naturale curiosità del ragazzo verso gli accadimenti naturali.
Il contratto sociale
Se la società corrompe una originaria purezza dell'uomo, essa limita la sua libertà e lo riduce in catene.
Il problema è trovare una forma sociale che garantisca allo stesso tempo la sicurezza collettiva e la libertà individuale. Rousseau diffida delle idee democratiche, ovvero non pensa che il problema si possa risolvere solamente decidendo quali libertà individuali debbano essere limitate o meno.
L'unico modo per creare una società assolutamente armonica è la limitazione totale delle libertà individuali in favore di un contratto sociale condiviso da tutti gli uomini. Quello che Rousseau propone non è uno stato assoluto e autoritario, il cittadino non è sottoposto ad alcuna autorità, ogni uomo deve cambiare però la sua coscienza, mutare profondamente nel suo essere, superando l'egoismo proprio degli individui e dimenticando la proprietà privata espressione della volontà egocentrica, adeguandosi a scelte non più personali ma collettive, in nome della volontà generale.
martedì 21 aprile 2009
il pensiero di Pestalozzi
Pestalozzi, pensiero
La sua idea di fondo era inizialmente che l'uomo fosse buono e che l'educatore non avesse che il compito di assisterlo durante la sua naturale evoluzione secondo un'unità di cuore, mente e mano.
Sosteneva che l'uomo attraversasse tre stadi evolutivi:
naturale (nel quale segue le proprie forze istintuali),
sociale (in cui la vita in comune lo obbliga a un riadattamento, non sempre positivo per l'individuo)
e infine morale (il fine ultimo dell'uomo e dell'educazione: l'individuo si predispone al bene, alla solidarietà verso gli altri e all'accoglienza di Dio nel proprio spirito).
Pestalozzi introdusse il concetto di educazione del cuore (educazione all'affettività, del sentimento) e educazione familiare (es. “Leonardo e Geltrude” mostra la centralità nel processo educativo).
Per lui, l'ambiente deve essere un ambiente che fa proprie certe caratteristiche dell'educazione familiare e ne era talmente convinto che ha deciso di riproporlo nella vita vera, aprendo degli istituti dove poter accogliere dei giovinetti, e poterli istruire). Per Pestalozzi, l'educazione è una finalità etica, anche perché in quegli anni molti erano i bambini che a colpa della guerra restavano orfani del padre, o erano sbandati o abbandonati.
Il pedagogista da questa esperienza giunge a concludere che non esiste solo un'infanzia materialmente abbandonata (senza genitori e senza cibo) ma ne esiste anche una moralmente abbandonata (che nonostante i bambini abbiano chi si prende cura di loro, non sono seguiti e non ricevono un'adeguata proposta educativa) altrettanto pericolosa. Il concetto che ad ogni modo rimane centrale nel pensiero di Pestalozzi è il rapporto strettissimo tra natura ed educazione, è importantissimo che l'educando possa vivere esperienze nel proprio contesto. La caratteristica prima di queste esperienze sarà che esse siano fondate sull'intuizione.
Grazie alle esperienza che va concretamente a realizzare nei suoi istituti, Pestalozzi raggiunge una fama mondiale e influenza moltissima della cultura del suo tempo, quasi più di Rousseau, proprio per il suo tentativo di non fermarsi al teorico (al contrario di Rousseau). Sono gli anni in cui si viaggia spesso, e proprio da questi viaggi, e dai molti incontri che si sviluppano nuove idee e nuove frontiere quali i viaggi pedagogici, fatti da pedagogisti alla ricerca delle grandi esperienze educative (o le migliori) dove potranno toccare con mano l'offerta e le idee di un determinato Pedagogista o corrente di pensiero. Tra i tanti pedagogisti che si diressero in Svizzera, negli istituti aperti da Pestalozzi, c'è stato anche un giovane educatore chiamato Frobel.
Gli istituti di Pestalozzi così, poco alla volta cominciarono a diventare un importante punto di incontro per tutti i pedagogisti e gli educatori europei. Le idee pedagogiche cominciano a circolare e così cominciano a nascere nuovi modelli e nuove ipotesi; tra i nuovi modelli non si può non citare il modello del mutuo insegnamento (il quale fascino influenzò anche Pestalozzi).